Passa ai contenuti principali

"Questa valle" letto da Guglielmo Arrabito

Qui di seguito propongo la lettura di una recensione al libro "Questa valle" di Anna Gnesa. La recensione è di Guglielmo Arrabito (iscritto al Circolo di lettura "Anna Gnesa").


L’innocua apparenza di un libricino anonimo e di rapida lettura, viene subito smentita dalle prime pagine di questo piccolo gioiello letterario che già dal titolo, anonimo e diretto al contempo, suscita curiosità nel lettore. “Questa Valle” stupisce all’impatto, per l’estrema raffinatezza e ricercatezza linguistica che contrasta con la semplicità del tema trattato, quasi che la ricchezza di aggettivi voglia colmare la “povertà” dei luoghi e delle persone raccontate; in realtà l’autrice vuole in tal modo nobilitare al massimo la purezza e la semplicità del racconto, vestendolo del nobile saio di una lingua italiana al massimo delle sue potenzialità descrittive e narrative. L’assenza di trama, non inficia la bellezza del testo che indugia, con languida e studiata lentezza, sulla eterna simbiosi tra uomo e natura, laddove la natura è madre e maestra di vita e di morte, e l’uomo parte della stessa al pari di alberi e fiumi e case e foglie e pietre e dirupi; la compiaciuta assenza di una singola storia, fa sì che ogni elemento della valle sia una storia altrettanto importante rispetto alle altre, in un affascinante confusione di ruoli tra uomo e natura, che disorienta all’inizio, ma nel corso della lettura diventa del tutto naturale. Tra dolci ricordi del passato, piccoli rimpianti del presente e premurose paure per il futuro, si snoda un racconto di tale armonia, da far superare senza traumi al lettore, l’asprezza e la durezza estrema delle vite vissute nella valle, quand’anche il racconto della morte ha lo stesso doloroso trasporto, che si tratti di un albero, di un animale o di una persona, perché la loro vita, la loro cura e la loro salvezza, non ha mai potuto prescindere l’uno dall’altro. Alfine resta l’aspra dolcezza e la strenua tenerezza di un amore senza tempo per le proprie radici e i luoghi della propria vita, che credo poche persone abbiano la fortuna di portare nel cuore e raccontare con tanta delicata nostalgia!


Guglielmo Arrabito (Scicli - Ragusa)

Commenti

Post popolari in questo blog

Mesolcina e Calanca. Quando le donne correvano il rischio di essere accusate di stregoneria

Il cardinale Carlo Borromeo e la caccia alle streghe nella valle della Mesolcina e val Calanca* Il tema dell’Autorità nella Chiesa cattolica si presenta particolarmente delicato quando si toccano questioni legate all’Inquisizione e alla cosiddetta “caccia alle streghe”, dove, ad un primo acchito, sembrano cocenti e inappellabili le responsabilità che non pochi ecclesiastici hanno avuto in merito a processi subiti da uomini e donne condannati poi al rogo. E trattare dei processi per stregoneria significa anche parlare di una figura emblematica della Chiesa cattolica: san Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano. Al card. Borromeo sono state mosse non poche accuse in merito alle sue presunte responsabilità nei processi, svoltisi nel 1583, per stregoneria nelle valli della Mesolcina [1] e della Calanca. Su questa delicata questione interviene Luca a Marca [2] con l’intervista che segue.   Può descrivermi la situazione sociale e religiosa della valle della Mes...

"Il bambino e l'avvoltoio" letto dalla poetessa Adriana Michielin

Autore di numerosi libri e di romanzi come “ Il boiaro ” e “ Una ragazza da amare ”, Carlo Silvano (1966) ha recentemente pubblicato, col patrocinio morale del Circolo di lettura " Anna Gnesa " di Pollena (Napoli),  “Il bambino e l'avvoltoio e altri racconti” , e ciò che affiora, in alcuni dei sei racconti proposti in questo agile libretto, è il tema dell’emigrazione, la cui scelta di raccontare nasce dall'esperienza maturata in ambito lavorativo dall’autore alcuni anni fa confrontandosi con emigranti provenienti dall'Africa e dall’Asia, e da nazioni come Albania e Polonia. Da questa vicinanza è conseguita la conoscenza delle motivazioni che hanno spinto gli emigranti a venire in Italia. L'autore ne aveva ascoltato le difficoltà incontrate, talora drammatiche, come l'ignoranza della lingua italiana, la permanenza in alloggi fatiscenti o il travaglio del tragitto verso il nostro paese che, generalmente, quando offre lavoro riserva loro le mansioni più umil...

Padre Marco Flecchia, Sono accanto a tutti

intervista a cura di Carlo Silvano SOAZZA (Grigioni italiano)  – Dopo aver riletto un’intervista che padre  Marco Flecchia  mi ha rilasciato nel 2009 sulla sua attività di parroco nelle due valli italofone della Mesolcina e della Calanca, è sorto il desiderio di tornare a parlare – a undici anni di distanza – di alcuni argomenti particolari, come l’identità socio-religiosa, l’associazionismo laicale e lo spopolamento della Val Calanca. La precedente intervista è reperibile cliccando all’indirizzo  Intervista a a padre Marco Flecchia  e le foto proposte in questo articolo riguardano Soazza e sono state gentilmente offerte da padre Marco. Don Marco, nel 2009 nel corso di un’intervista che mi ha rilasciato, Lei affermava che il cattolicesimo rappresentava un carattere significativo della realtà delle Valli Mesolcina e Calanca. Dopo undici anni, ritornando su questo argomento, quali osservazioni si sente di proporre? Si può affermare grosso modo la stessa...