( la copertina della seconda edizione del romanzo ) Villorba - In tutte le campagne d’Italia si possono scorgere ruderi di edifici, a volte di piccole dimensioni, a volte grandi, abbandonati a se stessi e spesso coperti da rovi e circondati da alti alberi. Ruderi che oggi non dicono nulla a chi li guarda distrattamente, ma un tempo queste abitazioni coloniche ospitavano famiglie di contadini che tra il duro lavoro dei campi e la povertà economica, riuscivano con grandi sacrifici a mantenere i propri figli e a sperare che tornassero da una guerra perché mandati al fronte o che potessero studiare per avere un futuro migliore. Immerse nelle campagne ricche di odori e colori, le case coloniche assistevano mute al nascere e al crescere di bambini, molti dei quali, purtroppo, perivano per denutrizione o malattie; spesso i bambini dovevano svolgere lavori duri oppure fare lunghi percorsi per andare e tornare dalla scuola elementare del paese più vicino. Nel Sud Italia questi edifici veniva
In questo breve romanzo intitolato " La bambina della masseria Rutiglia ", pubblicato col patrocinio morale del Circolo di lettura " Anna Gnesa ", ho riportato alcuni racconti che ho scritto prendendo spunto da episodi e situazioni riferitemi da mia madre e riguardanti la sua infanzia e la sua famiglia di origine. Non si tratta, dunque, di un libretto biografico. Nata nella frazione di San Gennariello del comune di Pollena Trocchia, mia madre [1] ha vissuto la propria infanzia nella masseria Rutiglia [2] e, come tutti i suoi coetanei, ha sperimentato gli orrori della Seconda guerra mondiale: nella mia famiglia quando si toccava questo argomento, i suoi ricordi andavano sia al-l’esplosione di una motonave ancorata nel porto di Napoli, che al rastrellamento e alle sommarie esecuzioni eseguite dai tedeschi come rappresaglia. L’esplosione della motonave da carico “ Caterina Costa ” avvenne il 28 marzo del 1943: a bordo c’erano sia militari italiani che tede