Passa ai contenuti principali

Carlo Silvano, "La bambina della masseria Rutiglia"

Col patrocinio morale del Circolo di lettura "Anna Gnesa" è stato pubblicato il romanzo breve intitolato "La bambina della masseria Rutiglia" di Carlo Silvano, ambientato nelle campagne vesuviane durante l'ultimo conflitto mondiale.
Qui di seguito viene proposta la prefazione scritta da Carmela Silvano:


Prefazione
di Carmela Silvano

Nel territorio napoletano non è raro trovare ancora, disseminate nelle campagne, antiche masserie ereditate da un tempo lontano, quando questi agglomerati di abitazioni e stalle erano circondate da enormi distese di campi coltivati e sporadiche casupole. La masseria Rutiglia non fa eccezione anche se in questi ultimi decenni il suo territorio è stato stravolto: oggi, infatti, si presenta con zone che erano state tolte ai coloni e poi abbandonate, mentre in altre zone si evidenziano costruzioni e manufatti con qualche capannone artigianale. Al di là di questo scempio, essa è ancora lì, al confine tra due comuni della provincia di Napoli, Cercola e Pollena, il cui confine le passa accanto. Se volessimo visitarla dovremmo percorrere la strada provinciale che da Cercola conduce a Sant’Anastasia e svoltare in una stradina sterrata – probabilmente rimasta immutata da tempi immemori – nella zona di San Gennariello, frazione di Pollena. Qui ci sembra quasi di fare un salto nel passato e nel silenzio della campagna, lontano dal caos della cittadina lasciata alle spalle e si ha la sensazione di sentire i passi svelti della nostra protagonista. Immaginiamo quindi di trovarci nella campagna napoletana di quasi ottant’anni fa: è una mattina piovigginosa e siamo nel pieno della Seconda guerra mondiale. Carmelina una bimbetta di undici anni sta rincasando dopo essere andata a prendere il latte presso la stalla dei nonni materni. Felice di poter fare colazione con qualcosa di caldo dopo il digiuno del giorno precedente, si affretta per quella stradina piena di pozzanghere. La nostra protagonista è una bimba curiosa e pur mantenendo un’andatura veloce i suoi occhi si soffermano sulle immagini familiari che rievocano i ricordi della sua infanzia, ricordi che lei, non sa ancora, resteranno indelebili e saranno spunto proprio per questi racconti. Quanto segue, infatti, non è una storia biografica, ma bensì aneddoti della vita di Carmelina che hanno ispirato l'autore, e figlio della protagonista, che ha voluto dar loro una dimensione concreta, in un passato che è arrivato a noi solo attraverso i ricordi di chi lo ha vissuto. 

I capitoletti si susseguono seguendo una logica simile ai ricordi, creando un parallelismo con la protagonista bambina e adulta. Bastano poche e semplici immagini, come un muretto di cinta e un albero di nespole, a dar vita a ricordi felici come la scuola, la sua maestra e la bella stagione passata nei campi con tutta la famiglia e i vicini. Ci viene mostrato un quadro fatto di semplice devozione, duro lavoro, resilienza alla fame e alla povertà. Gli aneddoti semplici e brevi ci descrivono un’epoca dove bisognava darsi da fare se non si voleva soccombere.
I dolci ricordi di caramelle ai frutti distribuite dalla maestra si intrecciano però a quelli più aspri di inverni passati a digiuno o, peggio, a quelli che sono legati ad una storia che conosciamo fin troppo bene. Attraverso i ricordi di una bambina riconosciamo quei cruenti momenti che abbiamo studiato nei libri di storia, ne abbiamo imparato gli avvenimenti, le date, ma che mai potremmo comprendere senza queste piccole perle di memoria. Ecco che i ricordi ci fanno vivere in prima persona immagini spaventose di uomini costretti a scavare buchi nella terra per nascondersi dai soldati nemici, vecchi che con carrettini raccolgono i corpi senza vita dei propri figli dalla strada, oppure terribili esplosioni che seminano il panico nella comunità. Sarà proprio la nostra protagonista che, anni dopo, usando poche parole ben ponderate come soleva sin da bambina, a dire che ‹‹la guerra è una tragedia: speriamo che non si ripeta più››.

Per informazioni sul volume cliccare su "La bambina della masseria Rutiglia" di Carlo Silvano

Commenti

Post popolari in questo blog

“L'ALBERO GENEALOGICO” di Piero Bianconi

Sono pagine talora drammatiche quelle che Piero Bianconi scrive sul passato dei suoi avi; un trascorso che egli sente remoto, un mondo che riemerge soprattutto dalla lettura di alcun lettere inviate dai suoi antenati emigrati in terre straniere. L’autore si trova nel mezzo di due generazioni completamente agli opposti: quella dei suoi predecessori e quella del figlio, ed in questo contesto si sente sperduto, isolato, in bilico tra due stili di vita che pur attigui nel tempo, sembrano infinitamente lontani. Nel rapido evolversi degli anni, tuttavia, non cambiano i sentimenti che sono intrinseci all’uomo, quelle sensazioni che nemmeno il progresso, con tutte le sue sfaccettature, riuscirà a distruggere… Questo libro, non facile, necessita a tratti una lenta lettura, ma riserva un finale estremamente significativo. [ Adriana Michielin, Villorba ] [ Adriana Michielin e don Pietro Zardo in occasione di una presentazione di un libro ]

conferenza sul passo del San Bernardino

Ricevo e pubblico: ASSOCIAZIONE SVIZZERA PER I RAPPORTI CULTURALI ED ECONOMICI CON L’ITALIA BASILEA Conferenza dell’ingegnere Paolo Mantovani Dalle mulattiere alle strade commerciali attraverso lo Spluga e il San Bernardino per collegare i porti del Mediterraneo ai centri commerciali della Germania . Giovedí 22 aprile 2010, alle ore 18:15 in un’aula dell’Università di Basilea, Petersplatz 1 Paolo Mantovani è nato a Soazza nel 1943. È ingegnere (ora in pensione) e da molti anni dedica una gran parte del suo tempo libero alla raccolta delle testimonianze sul passato della sua gente nell’alta Valle Mesolcina e allo studio delle antiche vie di comunicazione nelle Alpi retiche. Fra le sue pubblicazioni: " Kunstbauten für Kunststrassen " in: " Richard La Nicca, Bilder der Baukunst ", Verlag Bündner Monatsblatt, Chur, 2006; " La strada commerciale del San Bernardino ", Editore Armando Dadò, Locarno, 1988. Il 17 aprile 2008 il giornalista Orazio Martinetti tenne u

Mesolcina e Calanca. Quando le donne correvano il rischio di essere accusate di stregoneria

Il cardinale Carlo Borromeo e la caccia alle streghe nella valle della Mesolcina e val Calanca* Il tema dell’Autorità nella Chiesa cattolica si presenta particolarmente delicato quando si toccano questioni legate all’Inquisizione e alla cosiddetta “caccia alle streghe”, dove, ad un primo acchito, sembrano cocenti e inappellabili le responsabilità che non pochi ecclesiastici hanno avuto in merito a processi subiti da uomini e donne condannati poi al rogo. E trattare dei processi per stregoneria significa anche parlare di una figura emblematica della Chiesa cattolica: san Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano. Al card. Borromeo sono state mosse non poche accuse in merito alle sue presunte responsabilità nei processi, svoltisi nel 1583, per stregoneria nelle valli della Mesolcina [1] e della Calanca. Su questa delicata questione interviene Luca a Marca [2] con l’intervista che segue.   Può descrivermi la situazione sociale e religiosa della valle della Mesolci